lunedì 5 dicembre 2011

Reebok, Pamela & GameFaqs [articolo PDV]


Dentro le mie Rebook pump, perennemente “gonfie”, mi sento super. Di meno quando il contatore delle “vite” comincia una discesa tipo ritmo senza freni in discesa. Il “mostro” di fine “quadro” è proprio tosto, ma come fare per batterlo ? Boh, ok domani chiederò in classe. A scuola l'omertà è palpabile ma il motivo è che nessuno sa come fare, molti non ci sono arrivati e chi “canta”racconta la leggenda di un amico del cugino di un fratello maggiore che ha finito il quadro saltellando sul tallone, cantando la sigla di “Luna Party”. All'ultima strofa ti rendevi conto che forse qualcosa non andava.
L'amico del cugino di un fratello maggiore portato a trionfo dopo aver passato il primo livello di Terminator 2 The Judgment day per game boy.
Questa era la situazione tipo negli anni 90, quando senza ancora neanche un pelo mi addentravo nel fantastico mondo dei Videogiochi o dei “giochetti” per rimanere nel gergo storico. 

In un film di cui ora non ricordo il titolo si vedeva un tizio che lavorava alla linea d'aiuto Nintendo, non era finzione, esisteva davvero ed arrivò anche in Italia, anche se la frustrazione era la stessa di quando si prenota un biglietto del treno telefonicamente: -“[...]biglietto per Bari” -“ha detto, Roncobilaccio?”. 

Poi Apparvero le soluzioni sulle riviste, le bibbie dei codici, i bignami dei glitch, spesso realizzati con versioni del gioco indocinesi, debug, lette al contrario e che puntualmente funzionavano una volta su cento (in fase primi turbamenti sessuali ricordo bene la frustrazione nell'inserire il codice action replay per giocare con Lara Croft nuda, che ovviamente, non funzionava). Insomma, se c'era qualche problema ti dovevi arrangiare e a quell'età, se ti bloccavi in entrambi i giochi che ti venivano concessi l'anno, eri un bambino frustrato.

 Ma a quel tempo non ho mai avuto la sensazione di stare in qualche maniera barando. Oggi si. L'evoluzione continuò inarrestabile e dalle riviste, guide & co. Si spostarono tutte nell'internetto, il web 0.5 con Netscape, tre font, i link blu tutti sottolineati e i primi .mov con la “cassetta” di Pamela e Tommy. Righe e righe di testo scritte da volenterosi, in questa lingua incomprensibile che poi era l'Inglese. I gatti in bottigliamIRC e “i love you” ci hanno traghettato nel Web 2.0, rimanendo in ambito videoludico: una salvezza per le pippe e gli indolenti.

Partendo da Youtube per arrivare a GameFaqs, nel 2011 è possibile finire un gioco in toto (obiettivi e coppette compresi) senza frustrazioni e senza pensare: Apri il tubo, cerchi “nome gioco” + guida/walkthrough ed è possibile imbattersi in qualcuno, probabilmente ancora vergine, che si è ripreso mentre gioca TUTTO “nome gioco” e schiaffa il video sul suo blog che incrementerà così i suoi accessi di almeno 7 punti. 
L'alternativa è chiederechiederechiedere: sono innumerevoli i forum dove si ammassano thread riguardo l'avanzamento di “nome gioco” e li, è possibile chiedere la soluzione al tuo dilemma, ma l'ansia è tale da non verificare se il grattacapo è stato già risolto, non c'è tempo da perdere, quando si sta scrivendo “mio al dayone!” da qualche parte. Poi gli obbiettivi: adesso puoi sviscerare uno per uno gli achievement con altri folli che dispensano dritte su come fare per ottenere qualche “punto G” in più ma non quello che pensate v.. gli altri.

Insomma per tornare alla riflessione, oggi quando ho un problema in un gioco, come tanti cerco le soluzioni in rete,le trovo e avanzo nel completamento, ma qualcosa non va più in me, la sensazione non è la stessa di chiedere all'amico, al cugino più grande o allo zio del tuo compagno di classe che a 30 anni ancora giocava e tu sognavi di scambiarlo con il tuo che invece comprava i coltelli “Shogun” nelle telepromozioni. Oggi sembra di facilitarsi le cose, di prendere scorciatoie barare appunto, quando invece forse lo spirito è lo stesso di 20 anni fa, un 2.0 anche qui, con gli stessi connotati, ma a livello internazionale e 24 ore su 24.

Nessun commento:

Posta un commento